Docente di Lettere, in precedenza conduttrice di corsi e seminari, Donatella Fazzino si è occupata della progettazione e della messa a punto di percorsi d’aula finalizzati a permettere a singoli, associazioni o enti di approfondire conoscenze, competenze e abilità inerenti al potenziamento delle abilità comunicative. E questo grazie all’analisi delle dinamiche sia verbali che non verbali. La comunicazione – infatti – non ha luogo su un solo livello, ma su una molteplicità di livelli che è necessario imparare a decodificare se si desidera potenziare le proprie abilità relazionali, empatiche e di ascolto.
È inoltre autrice di un programma volto a potenziare l’Intelligenza Emotiva. Gli attuali percorsi didattici e formativi – in particolar modo nella scuola secondaria di primo e secondo grado – privilegiano infatti l’intelligenza logica e lineare.
Pertanto oggi più che mai è indispensabile dotarsi di strumenti che permettano il rafforzamento delle cosiddette “soft skills“, a scuola definite “competenze trasversali”, ovvero una migliore gestione dei propri stati emotivi, la capacità di auto-motivarsi, l’autoanalisi, l’instaurazione di rapporti empatici con l’interlocutore, l’efficacia comunicativa, la gestione dello stress, il problem solving, il pensiero creativo, la capacità di pianificare progetti, costruire una strategia, lavorare in autonomia o in gruppo, la perseveranza nel raggiungimento di un obiettivo, le competenze necessarie per passare dall’ideazione alla messa in pratica di quanto precedentemente ideato.
L’intervento in questo settore tuttavia non può essere saltuario o occasionale, ma deve di necessità diventare strutturale. Non è sufficiente infatti frequentare ogni tanto corsi di poche ore erogati dal servizio scolastico nazionale, o – più spesso – ideati e proposti da società private (chi scrive parla per esperienza diretta sul campo sia come formatore che come docente di Lettere). Viste le note e documentabili carenze diffuse che i nostri studenti fanno registrare ultimamente in relazione alla condotta, la soluzione – secondo la scrivente – non può che essere una: l’introduzione di due ore consecutive settimanali di Intelligenza Emotiva nelle scuole di ogni ordine e grado, affidate a psicologi e/o psicoterapeuti regolarmente iscritti all’albo, per i quali si dovrebbe ideare una nuova classe di concorso. Le due ore consecutive servirebbero per costruire e mantenere il setting d’aula in gruppi di 20/30 studenti (occorre spostare i banchi, di norma ci si siede in cerchio; utilissimi risulterebbero a tale scopo i banchi con le rotelle).
L’auspicio è che al MIUR ci si renda conto di come – al di là della meritoria reintroduzione di una materia come l’Educazione Civica – quella qui proposta è da ritenersi un’auspicabile soluzione da adottare una volta risolto il problema dell’analfabetismo funzionale, se si voglia intervenire anche nel campo (attualmente sguarnito) dell’alfabetizzazione emotiva, portata all’attenzione del grande pubblico dei non addetti ai lavori da Daniel Goleman già nel lontano 1995. L’Intelligenza Emotiva risulta già inserita come materia in molte aule americane e nelle scuole di alcuni Paesi di area UE; esistono delle sperimentazioni di questo tipo già avviate anche in Italia. Non resta che passare da sperimentazioni saltuarie ed occasionali ad un Disegno di Legge organico. Alcune mie idee e suggerimenti per sviluppare questo progetto sono presenti alla pagina Intelligenza Emotiva a scuola, nonché alla pagina Articoli pubblicati scaricando il file dal titolo “Intelligenza emotiva – Prefazione”.
Formazione in aula
La formazione in aula è un utile strumento che permette di indagare a fondo le reali motivazioni che stanno alla base dei nostri comportamenti e delle nostre azioni.
Ciò chemotiva un individuo può non motivare un altro: è importante in tal senso conoscere a fondo le caratteristiche peculiari proprie e dei membri del proprio team per poterle gestire e sfruttare al meglio.
Grazie agli strumenti messi a disposizione durante le sessioni in aula è possibile valorizzare le diversità e far affiorare attitudini e inclinazioni non ancora palesi e manifeste. Il lavoro in team – lungi dall’essere un limite al raggiungimento di obiettivi comuni – è invece lo strumento principale attraverso il quale conoscere se stessi e contemporaneamente notare e valorizzare caratteristiche, interessi ed abilità specifiche dei propri compagni di viaggio. Al lavoro in gruppo è bene affiancare momenti di esposizione teorica e sezioni di autoanalisi, da commentare successivamente in piccoli gruppi di 2/3 persone.
“L’uomo è un animale sociale”, diceva Aristotele nel IV sec. a.C.; pertanto la nostra crescita personale passa di necessità attraverso il confronto con l’altro, grazie al quale è possibile rispecchiarsi.
Strategie di Comunicazione mediatica
Progetto didattico rivolto a studenti della scuola secondaria di secondo grado.
Tecniche di manipolazione dell’informazione mediatica